È ufficialmente partita la gara per decidere chi dovrà prendere la guida del tribunale di Milano, che il presidente Livia Pomodoro sta per lasciare per raggiunti limiti di età. E quello che si profila è uno sprint tra due contendenti, con la concreta possibilità che alla fine spunti un terzo nome a mettere tutti d'accordo. A sbrogliare la matassa sarà nelle prossime settimane il Consiglio superiore della magistratura, e - comunque vada a finire - sarà una decisione destinata a influenzare sensibilmente la gestione della giustizia a Milano, avviata verso un rinnovamento radicale: l'anno prossimo cambieranno titolare anche la procura della Repubblica, la procura generale e la Corte d'appello, i cui attuali capi (Edmondo Bruti Liberati, Manlio Minale e Giovanni Canzio) verranno anche essi pensionati. Per la presidenza del tribunale il Csm ha ricevuto otto candidature. Uno degli aspiranti, Ezio Siniscalchi, avrebbe tutti i numeri ma è troppo vecchio.
Altri, come gli attuali presidenti dei tribunali di Sondrio, Verbania e Teramo, vengono considerati non sufficientemente esperti. E c'è anche chi, come Annamaria Gatto, giudice del processo «Ruby 2», non ha alle spalle una corrente che la sostenga a sufficienza. Così a giocarsela saranno il candidato di Magistratura democratica Claudio Castelli, attuale «vice» dell'ufficio dei giudici preliminari e la moderata Marina Tavassi, oggi a capo della sezione specializzata in diritto d'impresa.
Se si arrivasse allo stallo, il candidato di mediazione potrebbe essere il giudice Roberto Bichi, fama di magistrato preparato ed equilibrato, che ha già maturato una significativa esperienza proprio come vicario di Livia Pomodoro nella presidenza del tribunale meneghino.
