I pm rilanciano l'assalto al Cav e se la prendono con le testimoni

MilanoAltro che tregua. Se Silvio Berlusconi sperava che la sua ventennale storia di scontri con la procura di Milano fosse finita con l'assoluzione nel processo Ruby, se prevedeva che l'affidamento ai servizi sociali ormai agli sgoccioli fosse l'ultima tappa prima dell'armistizio finale, ebbene: quella che piove all'alba di ieri sulle aspettative di pace del Cavaliere è una doccia ghiacciata. La procura milanese mette in campo lo schieramento delle grandi occasioni e manda cento poliziotti a fare irruzione in contemporanea in venti case. Sono case di giovani donne. Sono Ruby, ovvero Karima el Mahroug, e le Olgettine, le ragazze che fino a quattro anni fa frequentavano Berlusconi nella sua casa di Arcore. Sono tutte incriminate per corruzione in atti giudiziari «in concorso con Berlusconi Silvio», accusate di avere mentito in aula quando sono venute a testimoniare nel processo Ruby, negando di essere finite a letto col padrone di casa, e di aver mentito in cambio di quattrini: secondo l'accusa 2.500 euro al mese, ma nel decreto di perquisizione si parla di cifre più alte, di beni, di case. Tesi sempre respinta da Berlusconi che ha sempre parlato di aiuti personali. Le ragazze sono, nella visione della Procura, l'anello debole, e le perquisizioni scattano forse (oltre che nell'improbabile tentativo di trovare qualcosa) anche con l'obiettivo di spaventarle, sperando che qualcuna crolli e canti. Il vero obiettivo è lui, Silvio Berlusconi, cui la Procura lancia l'accusa di essere il mandante e il finanziatore della corruzione.

Solo un estremo scrupolo, e forse qualche dubbio sulla possibilità di fare irruzione nella villa di Arcore, che ospita anche gli uffici di alcuni parlamentari ed è quindi coperta dall'immunità, evita che i poliziotti bussino anche a casa di Berlusconi. Viene bloccato e torchiato, però, uno degli uomini di cui si fida di più: il ragionier Giuseppe Spinelli, il suo cassiere personale, già oggetto di un sequestro dai contorni ancora oscuri. Spinelli per la Procura era incaricata da Berlusconi di distribuire gli aiuti alle ragazze. Però non viene incriminato, un modo per poterlo interrogare come testimone, senza un avvocato.

Era una tempesta che a lungo era restata lontana dall'orizzonte. Per quasi due anni, dopo la conclusione in primo grado del processo Ruby, il fascicolo è rimasto ibernato. Poi, nei mesi scorsi, l'accelerazione. Al pm Luca Gaglio viene affiancata Tiziana Siciliano, fama da mastino. Cominciano a venire interrogati i personaggi di contorno, gli amici dei protagonisti di questa storia. Si scava intorno a Ruby, al suo stile di vita ancora alto. Vengono interrogati Fabio «Fabietto» Costanzo e Lucio Gialanella, gli amici del cuore di Luca Risso, compagno di Ruby. Con quali soldi è stata impiantata l'azienda di pasta fresca che Ruby e Luca hanno creato in Messico? Viene interrogato l'assistente di Nicole Minetti, consigliera regionale, condannata a tre anni in appello per favoreggiamento della prostituzione delle Olgettine. Il via libera definitivo all'offensiva arriva pochi giorni fa, il 9 febbraio, quando i giudici d'appello depositano le motivazioni della condanna nel processo alla Minetti, Emilio Fede e Lele Mora. E in quella sede tornano ad affrontare il tema degli aiuti economici che Berlusconi ha ammesso di avere versato in questi anni alle «Olgettine» per risarcirle del danno provocato dall'inchiesta.

Così, ecco il blitz. Che investe anche l'avvocato Luca Giuliante, ex difensore di Lele Mora, colpevole per la procura di avere cercato di capire cosa stesse raccontando Ruby ai pm durante le indagini preliminari. Nulla contro Niccolò Ghedini e Piero Longo, difensori storici del Cavaliere, accusati anche loro di concorso in corruzione per avere incontrato il 10 gennaio 2011 le ragazze.