Le notifiche partono ieri pomeriggio: ed è il segnale che la Procura considera chiusa la «finestra» concessa a Roberto Maroni per indossare la fascia da Governatore all'inaugurazione di Expo senza la macchia di un processo imminente. Per il presidente della Regione arriva al dunque la vicenda che lo vede impelagato da quasi due anni, quando la Procura di Busto indagando sulle presunti tangenti alla Lega da Finmeccanica mise sotto controllo anche lui. L'inchiesta sulle stecche finì in nulla. Ma en passant saltarono fuori due storie di ordinaria raccomandazione: le attenzioni di Maroni per imbarcare nelle strutture di Expo e della Regione due donne a lui vicine fin dai tempi del ministero degli Interni, Maria Grazia Paturzo e Mara Carluccio, piazzate rispettivamente in Expo e a Eupolis, una controllata del Pirellone.
L'inchiesta si è mossa con qualche fatica, soprattutto quando si è trattato di tradurre in reati comportamenti non infrequenti nelle relazioni umane. Alla fine, è stata lasciata cadere l'idea di contestare come reato a Maroni la assunzione della Paturzo in Expo, mentre per le spintarelle che portarono alla assunzione in Eupolis della Carluccio il pm ha deciso di contestare un reato poco diffuso, la «turbata libertà del contraente». Pesano, nella ricostruzione dell'accusa, i tempi e i contenuti della procedura che porta alla scelta della donna: il 18 novembre la Carluccio scrive alla società indicando persino la retribuzione che vorrebbe ricevere «per non pagare troppe tasse», il 16 dicembre viene varato il bando su misura, il 18 il bando viene pubblicato, il giorno stesso si aprono i curriculum, il giorno dopo viene dichiarata la vittoria della candidata «maroniana».
Più complesso l'approccio all'altro capo d'accusa, quello per il viaggio della Regione a Tokyo tra il 30 maggio e il 2 giugno 2013. Alla fine a partire fu il vicepresidente Mantovani, ma il piano originario era che andasse Maroni. E, secondo un sms finito agli atti, fu Maroni a pretendere che partisse con lui anche la Paturzo. Ciò assodato, che reato è? Per il pm si tratta di «concussione per induzione», il reato introdotto recentemente, che punisce sia il pubblico ufficiale che pretende un vantaggio, sia il cittadino che glielo concede. E l'obiettivo di Christian Malangone nell'accettare le pretese di Maroni, secondo l'atto notificato ieri era triplice: «Evitare che la contrarietà dell'amministratore delegato di Expo a sostenere tali spese compromettesse il rapporto personale tra Sala e Maroni e di riflesso il rapporto tra Expo e la Regione»; «salvaguardare la posizione dell' amministratore Sala che cercava di tutelare e rafforzare la sua posizione in Expo»; inoltre Malangone «accogliendo la richiesta di Maroni si accreditava maggiormente presso i vertici della regione Lombardia».
Il governatore è accusato di concussione per induzione Reato che, per la legge Severino, fa scattare la sospensione